Si giocheranno solo di giorno sarà stilata una «black list» degli incontri a rischio scontri. Allo studio anche un nuovo protocollo sulle manifestazioni
ROMA - Una «black list» delle partite di calcio considerate a rischio. Verrà stilata a inizio campionato e gli incontri che minaccino l’ordine pubblico potranno essere giocati solo di giorno. È la soluzione contro il tifo violento a cui stanno lavorando la prefettura di Roma e il Viminale. L’elenco dei «cattivi» sarà stilato dall’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive e dalla Lega calcio. In ballo, la possibilità di estendere l misura anti-ultrà a tutte le città d’Italia in cui si giocheranno match a rischio.
il piano sicurezza
Sicurezza dello stadio Olimpico, telecamere di videosorveglianza, regolamentazione dei cortei. Dopo l’annuncio del ministro dell’Interno Angelino Alfano del piano Roma Capitale sicura, il prefetto Giuseppe Pecoraro, a capo della Squadra Roma, come ha spiegato proprio il responsabile del Viminale, si appresta a prendere i primi provvedimenti. Se ne parlerà nel prossimo Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, che sarà convocato non appena arriverà la direttiva annunciata da Alfano. Sulla base di quel documento, che conterrà le linee guida descritte lunedì scorso dal ministro, si potrà procedere allo studio delle misure da prendere per affrontare i vari problemi che affliggono la Capitale sotto il profilo della sicurezza: microcriminalità, manifestazioni e tifo violenti, abusivismo commerciale, percezione della sicurezza da parte dei romani, prevenzione e lotta alla droga e alla prostituzione, specialmente quella minorile.
Olimpico a rischio
L’Olimpico rappresenta da sempre una delle preoccupazioni maggiori e il prefetto ha da sempre manifestato la preferenza che le partite si giochino di giorno e non in notturna per evitare situazioni rischiose per l’ordine pubblico. A volte ha prevalso la sua linea, come è accaduto per l’ultima finale di Coppa Italia, a volte no e troppo spesso i dintorni dell’Olimpico si sono trasformati nello scenario di scontri, agguati e ferimenti. È probabile che per la prossima stagione venga chiesto sia un maggiore coinvolgimento delle società nella gestione dello stadio, sia un incremento dei servizi di intelligence per prevenire episodi di violenza, come quelli che, proprio il 3 maggio scorso, hanno portato alla sparatoria di Tor di Quinto: a colpire è ancora oggi il fatto che l’area abusiva dove sono stati feriti i tre ultrà napoletani era noto come luogo frequentato anche da tifosi romani e quindi non si spiega perché quel giorno non fosse presidiato a dovere. Altro punto in cima all’elenco delle emergenze è quello dei cortei, e soprattutto di quelli non autorizzati.
Cortei e scontri
Il protocollo sulle manifestazioni risale al 10 marzo 2013. Da allora a oggi ci sono state migliaia di cortei ma anche episodi di violenza di piazza senza precedenti, a cominciare dalla «battaglia» di San Giovanni nella giornata degli «indignados» (15 ottobre 2011), dall’assalto ai blindati della Finanza in via del Babuino (14 dicembre 2010), poi ancora scontri con gli studenti sul lungotevere, guerriglia in centro e moltissime iniziative non autorizzate dalla Questura, con cortei estemporanei che hanno bloccato la città anche per più giorni di seguito. Una situazione che, come ha sottolineato Alfano, non è più tollerabile e non sarà più tollerata, anche se intervenire prima che gli incappucciati si palesino appare complicato. E allora l’idea che viene presa in considerazione è quella di varare per Roma un nuovo protocollo sulla base delle esperienze degli anni scorsi.
